METTERE DIO AL CENTRO

Parole di Benedetto XVI alla Chiesa in Svizzera


Dal 7 al 9 novembre 2006 Papa Benedetto XVI ha incontrato, a conclusione della loro Visita ad limina, i vescovi svizzeri. In questo volume sono raccolte le sue parole accompagnate da alcuni commenti. Viene così messo in luce come il Papa, pur accennando a questioni particolari, proprie della Chiesa in Svizzera, abbia chiaramente voluto sottolineare l'importanza di "mettere Dio al centro" di ogni impegno ecclesiale.
Ciò si traduce nella priorità della fede, nella necessità del rapporto personale con Gesù Cristo, nel modo di intendere la liturgia e di affrontare le grandi questioni morali e pastorali del nostro tempo.

SOMMARIO


Presentazione
SER Mons. Kurt Koch


Nella lettera alla comunità della Galazia Paolo racconta di essersi recato, tre anni dopo la sua chiamata all’apostolato, «a Gerusalemme per consultare Cefa» e di esservi rimasto per quindici giorni (Gal 1,18). In questa notizia riferitaci da Paolo possiamo vedere la prima traccia biblica di un’usanza in vigore fin dal quarto secolo: le visite al Santo Padre e ai i suoi collaboratori della Curia Romana svolte regolarmente (circa ogni cinque anni), da parte dei Vescovi di un paese o di una regione.
Il nome ufficiale di tale visite è Visitatio ad limina Apostolorum. Questa denomina-zione sta ad indicare il carattere fondamentalmente religioso delle visite. Il loro senso originale, e ancor’oggi primario, è di essere un pellegrinaggio dei Vescovi alle tombe dei principi degli apostoli, Pietro e Paolo. Al centro della Visita ad limina stanno perciò le concelebrazioni eucaristiche sulle tombe di san Pietro e di san Paolo. Se possibile vengono anche celebrate delle Messe nelle altre chiese patriarcali di Roma, come San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore.
Un secondo elemento caratterizzante della Visita ad limina è costituito dall’udienza plenaria con il Santo Padre, durante la quale Egli rivolge ai Vescovi riuniti un’allocuzione, e soprattutto dall’incontro personale del singolo Vescovo con il Santo Padre, così com’è previsto nel «Direttorio per la Visita ad limina»: «Ogni Vescovo incontra il Successore di Pietro per un colloquio personale». Che il Papa nell’esercizio del ministero pastorale universale incontri personalmente il singolo Vescovo non rappresenta soltanto una bella espressione, ma anche un chiaro rafforzamento del legame vicendevole tra le Chiese particolari diffuse nel mondo e la Chiesa universale, così come un rafforzamento della collegialità tra i Vescovi diocesani e il Vescovo di Roma, al quale è stata affidata contemporaneamente la cura di tutta la Chiesa e al quale spetta il «primato nell’amore», secondo la definizione data già da sant’Ignazio di An-tiochia per la cattedra del Vescovo di Roma.
In preparazione alla Visita ad limina, il Vescovo diocesano redige il cosiddetto rapporto quinquennale, nel quale rende conto degli sviluppi avvenuti nella sua diocesi dopo l’ultima visitatio. Tale rapporto costituisce la base degli incontri e delle consultazioni con le diverse Congregazioni, Pontifici Consigli e altri Uffici romani che vengono visitati singolarmente dei Vescovi.
La Visita ad limina dei Vescovi svizzeri dal 7 al 9 novembre 2006 non si svolse però sotto questa forma usuale. La ragione è che noi Vescovi svizzeri avevamo già fatto la nostra Visita ad limina all’inizio del mese di febbraio 2005, visita che però fu destinata a restare incompleta, perché il Papa Giovanni Paolo II dovette essere trasferito in ospedale la sera stessa del nostro arrivo a Roma. A causa del veloce e doloroso progresso della sua malattia, che portò al decesso del Santo Padre nell’aprile 2005, non c’era più stata possibilità di incontrarlo.
Quando Papa Benedetto XVI cominciò il suo ministero, espresse il desiderio che noi Vescovi svizzeri completassimo la nostra Visita ad limina così interrotta. Per poter sfruttare l’incontro con lui anche per ulteriori colloqui su diverse questioni poste dalle diocesi svizzere, il Papa ci invitò a Roma dal 7 al 9 novembre 2006 per tre dense giornate. Questa volta non abbiamo dovuto andare noi a visitare i Dicasteri romani, ma sono stati gli stessi cardinali prefetti delle Congregazioni più importanti ad incontrarsi con noi durante tre giorni di riunioni plenarie e intense, durante le quali vennero discussi estesamente diversi problemi della Chiesa in Svizzera. Questi colloqui si sono svolti in un’atmosfera fraterna e in uno spirito di collegialità episcopale. A giudizio di tutti i Vescovi svizzeri, questa forma della Visita ad limina ha avuto il grande vantaggio di produrre una migliore conoscenza e comprensione tra entrambe le parti. Ciò ha contribuito ad armonizzare la pluralità delle Chiese particolari con l’unità della Chiesa universale, così che – come lo stesso Papa Benedetto XVI ha notato – «la Chiesa locale vive la sua autenticità e contemporaneamente dona alla Chiesa universale, affin-ché ambedue donino e ricevano e così cresca l’unica Chiesa del Signore».
In quei giorni abbiamo potuto incontrare tre volte Papa Benedetto XVI. La Visita ad limina si è aperta con una concelebrazione eucaristica con il Santo Padre. Nell’omelia egli ha proposto una profonda riflessione sulla storia di Dio con gli uomini, evidenziando come essa conosca continui insuccessi, ma anche come Dio trovi sempre nuove vie e possibilità di una più grande misericordia, così che in fin dei conti Dio non fallisce.
All’inizio e alla conclusione del nostro lavoro, il Santo Padre ci ha fatto dono di due allocuzioni, nelle quali ha accennato alle domande e ai problemi che preoccupano attualmente le nostre Chiese: la trasmissione della fede, la catechesi e la formazione teologica, la liturgia, il ministero episcopale e le grandi questioni morali. Nelle sue riflessioni ha ripetutamente auspicato che nella vita della Chiesa venga ritrovata quella «centralità di Dio» che «deve apparire in modo completamente nuovo in tutto il nostro pensare ed operare».
Con queste allocuzioni, teologicamente pensate e profondamente spirituali, Papa Benedetto ha dato a noi Vescovi svizzeri la chiara indicazione che tutto il parlare nella e sulla Chiesa debba essere integrato e subordinato al parlare di e soprattutto con Dio. Tutti i pronunciamenti di fede non hanno infatti altro fine se non quello di «rendere più chiaro alla nostra vista il volto di Dio». Con ciò Papa Benedetto, nella sua premurosa umiltà e cordiale gentilezza, ha mostrato inoltre la sua particolare cura pastorale per la Chiesa in Svizzera, svolgendo il compito affidatogli da Cristo «conferma i tuoi fratelli!» in un modo molto simpatico.
«Chi non dona Dio, dona troppo poco». Questo motto che il Santo Padre ha ripetutamente citato, l’ha attuato anche con noi Vescovi svizzeri. Ci ha donato una visione profonda sul mistero di Dio Trino e un rinnovato entusiasmo per la fede e il ministero episcopale. La sua omelia e le due allocuzioni sono documentate e commentate nella presente pubblicazione. Esse non «appartengono» infatti solo a noi Vescovi svizzeri ma a tutte le Chiese locali che ci sono state affidate. Sono contento che questi profondi testi del Santo Padre vengano resi disponibili a un pubblico più vasto in lingua italiana e che sia stato fatto lo sforzo di commentarli in diversi contributi.
Alla pubblicazione di questo opuscoletto vanno i miei migliori auguri, con la speranza che anche nelle diocesi della Svizzera si riesca sempre meglio a portare Dio al centro della vita ecclesiale e sociale.